Eruzione Hunga Tonga, le conseguenze ambientali e climatiche

Rischio piogge acide anche nelle isole circostanti e impatti sulla fauna marina e le barriere coralline.

La violenta eruzione del vulcano Hunga Tonga si porta dietro una serie di effetti ambientali, ma anche climatici, oltre ai danni e i disagi provocati nell’area colpita e non solo. L’esplosione del 14 gennaio è infatti stata avvertita fino all’Alaska, con onde anomale che hanno toccato le coste del Giappone e degli Stati Uniti.

In termini di emissioni, i satelliti europei hanno rilevato una discreta concentrazione di SO2 in atmosfera, tuttavia non allarmante, nonostante l’Ingv abbia classificato l’eruzione come la più grande del secolo. Il satellite TROPOMI aveva rilevato il 16 gennaio una concentrazione di circa 400mila tonnellate di SO2, una quantità che non avrebbe un impatto particolarmente significativo sul clima globale.

Oltre alla potenziale alterazione delle temperature, la combinazione delle sostanze emesse dal vulcano ha comunque un impatto notevole sull’atmosfera. Insieme all’anidride solforosa, l’ossido di azoto si combina con acqua e ossigeno creando il fenomeno delle piogge acide. L’allarme interessa le isole Tonga ma anche isole vicine, come le Fiji, minacciando le coltivazioni e la salute. Il rischio è legato alla direzione della nube vulcanica.

Eruzione del vulcano Hunga Tonga Hunga-Haa’pai vista dalle immagini satellitari (NASA).

Il particolato emesso dell’eruzione può inoltre avere effetti sulla vita marina, attraverso la cenere che si posa sulla superficie oceanica. Le sostanze possono rivelarsi dannose per i pesci e gli uccelli marini, ma anche danneggiare le barriere coralline, fondamentali per la biodiversità e la vita locale. Il ferro accumulato, ad esempio, può essere dannoso per i coralli favorendo la proliferazione di alghe e spugne.

Questi fenomeni rischiano di innescare effetti a catena, alimentando l’erosione costiera in un’area dove l’innalzamento del livello del mare avanza già al doppio della velocità rispetto al resto del mondo. Attualmente, gli stati insulari nel Pacifico sono tra i luoghi più minacciati al mondo dal cambiamento climatico.

L’eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai è stata particolarmente potente, ma il suo impatto a livello globale appare relativamente limitato. Si pensi all’eruzione del vulcano Pinatubo che devastò le Filippine nel 1991: gli effetti dell’esplosione furono globali, con un rilascio in atmosfera di 17 milioni di tonnellate di SO2 e altri milioni di tonnellate di cenere e particolato. L’evento causò un raffreddamento climatico di circa 0,5 °C che durò per due anni circa e interessò tutto il pianeta.

Articolo di Erika del 19 Gennaio 2022 alle ore 17:41

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