Se non fermiamo la perdita di biodiversità, ci troveremo con pandemie peggiori di Covid-19

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Secondo il rapporto Ipbes, le pandemie saranno più frequenti, avranno un maggiore impatto economico e saranno più letali.

Potremmo trovarci a dover fare i conti con pandemie più letali della Covid-19, se non interveniamo subito sulla distruzione degli habitat che favoriscono la propagazione di virus e zoonosi dalla fauna selvatica all’uomo. È l’avvertimento del rapporto dell’Intergovernmental science-policy platform on biodiversity and ecosystem services (Ipbes) pubblicato oggi, frutto della collaborazione di 22 ricercatori esperti nel mondo, dove si evidenzia che “sfuggire all’era delle pandemie è possibile”, ma ciò richiede drastici cambiamenti nell’approccio globale e grandi sforzi di prevenzione.

“Le pandemie future saranno più frequenti, si diffonderanno più velocemente, avranno un maggiore impatto sull’economia mondiale e saranno anche più letali per le persone rispetto al Covid-19”, secondo lo studio. Attuare dei piani per contenere il cambiamento climatico e fermare la grave perdita di biodiversità aiuterebbe a ridurre il rischio pandemico, soprattutto intervenendo sulla conservazione delle foreste tropicali e su altri ricchi ecosistemi minacciati.

Attualmente, tra mammiferi e uccelli esistono fino a 850.000 virus sconosciuti che potrebbero contagiare le persone. Le pandemie sanitarie globali emerse nell’ultimo secolo – la Covid-19 è almeno la sesta dal 1918 – hanno avuto tutte origine nei microbi trasportati da animali e la loro diffusione è guidata essenzialmente dalle attività umane. Il commercio di animali selvatici, il bracconaggio, la deforestazione e il consumo di suolo sono attività che tendono ad avvicinare gli esseri umani agli agenti patogeni che vivono normalmente negli animali.

Il costo globale della pandemia Covid-19 è stimato a 8-16 trilioni di dollari soltanto fino a luglio, un numero destinato a crescere in concomitanza con il perdurare della crisi sanitaria. Secondo il rapporto Ipbes, la prevenzione costerebbe 100 volte di meno rispetto alla risposta per affrontare le pandemie, ma i governi continuano ad affidarsi per lo più a misure reattive come i vaccini. Questo rende necessaria una maggiore collaborazione a livello mondiale per ridurre i rischi di future pandemie, che avrebbero impatti economici devastanti.

Secondo Peter Daszak, presidente di EcoHealth Alliance che ha presieduto il seminario Ipbes, bisogna puntare sullo sviluppo che ci consente di evitare le crisi sanitarie come quella che stiamo vivendo. “Abbiamo una crescente capacità di prevenire le pandemie, ma il modo in cui le stiamo affrontando in questo momento ignora ampiamente questa capacità”, ha affermato. “Il nostro approccio è in realtà stagnante: contiamo ancora sui tentativi di contenere e controllare le malattie dopo che sono emerse, attraverso vaccini e terapie”.

La soluzione più efficace sarebbe invece avere maggiore attenzione per la prevenzione, non solo per la reazione. Allo stesso modo in cui l’attività umana è stata in grado di modificare profondamente l’ambiente naturale, così deve essere capace di guidare i cambiamenti necessari per ridurre il rischio di future pandemie, riducendo il cambiamento climatico e favorendo la conservazione.

Articolo di Erika del 29 Ottobre 2020 alle ore 18:41

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