Ecco perché la luna di Saturno è “tigrata”

Uno studio offre alcune risposte sulle misteriose striature di Encelado e sulla loro curiosa disposizione.

Encelado è forse uno dei mondi più affascinanti del nostro sistema solare, con i suoi enormi getti di vapore e la crosta ghiacciata ricoperta di striature. La superficie “tigrata” del piccolo satellite di Saturno, scoperta nel 2005 dalla missione Cassini, è ancora un mistero  per gli scienziati, soprattutto a causa dell’equidistanza tra una striatura e l’altra e la formazione di grandi fessure al polo sud, da cui fuoriescono i pennacchi di vapore, simili a enormi geyser. Le striature sono lunghe circa 130 km e distano 35 km l’una dall’altra. Nessun altro pianeta o luna ghiacciata nel sistema solare presenta caratteristiche simili, né tantomeno è soggetto a simili esplosioni di ghiaccio continue. Cosa c’è quindi dietro la strana fisica delle striature di Encelado? E perché le esplosioni avvengono al polo sud del satellite?

Lo studio del Carnegie Institution of Science, pubblicato su Nature Astronomy, tenta di dare una risposta al curioso fenomeno. Secondo i modelli utilizzati dal team di ricerca, la disposizione regolare delle striature deriva dalla potente attrazione gravitazionale di Saturno, che a causa dello spessore della crosta ghiacciata, più sottile ai poli, da origine a maggiori deformazioni in quei punti. Il congelamento parziale dell’acqua sotto lo strato di ghiaccio spinge l’addensamento verso l’esterno, generando un aumento di pressione che causa l’apertura del ghiaccio e la formazione di striature o fessure. Il motivo per cui le crepe si formano soltanto al polo sud potrebbe essere casuale. Gli scienziati ritengono che le striature avrebbero potuto formarsi sia a nord che a sud, date le stesse caratteristiche della crosta, ma è semplicemente avvenuto prima a sud.

Ma perché le strisce sono parallele ed equidistanti? Si tratta, secondo i ricercatori, di un fenomeno dovuto alle maree gravitazionali. Una volta formata quella identificata come la prima striatura, chiamata Baghdad Sulcus, l’acqua proveniente dall’oceano sottostante sarebbe fuoriuscita dalla crepa sotto forma di getto, per poi congelarsi esternamente. Il peso del ghiaccio accumulato lungo i bordi della crepa avrebbe generato poi ulteriori fratture, innescando un meccanismo a ripetizione costante. Le fessure nella crosta di Encelado sono come ferite aperte, spiegano i ricercatori, che non guariscono mai per effetto delle maree gravitazionali e che si allargano e restringono ripetutamente, eliminando l’acqua dal processo ogni volta. Questo processo è dovuto anche alle dimensioni ridotte di Encelado, dove una maggiore dimensione implicherebbe una forza di gravità che impedirebbe la riapertura delle crepe.

I getti d’acqua e vapore sono di grande interesse per gli scienziati, poiché si è scoperto che contengono sali, metano e una varietà di composti organici. Ciò consente di ipotizzare che l’oceano sotterraneo di Encelado possa potenzialmente ospitare forme di vita, anche a causa della presenza di aperture idrotermali, le cui equivalenti terrestri sono abitate da una vasta gamma di vita microscopica e di altro tipo.

Articolo di Erika del 13 Dicembre 2019 alle ore 18:22

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