Nascita, sviluppo e fine di un temporale

La primavera è alle porte e l’aumento di temperatura favorisce la formazione dei primi intensi temporali. 

Ma come si forma un temporale convettivo e quali fasi attraversa nel suo ciclo di vita?

 

Molto più frequenti nella stagione estiva, i temporali di tipo convettivo si formano quando l’energia solare riscalda gli strati di aria vicino al suolo e, a causa della diminuzione di densità, ne innesca la risalita. La convezione può essere attivata anche da altri processi, come il passaggio di un fronte caldo o un fronte freddo, come è accaduto e sta accadendo in Italia in queste ore. Ad esempio, nel caso del fronte freddo, l’aria fredda e densa si incunea al di sotto di quella più mite provocandone la risalita, mediante raffiche di vento verticali (updraft).

L’aria salendo raffredda e quindi condensa dando vita alle prime formazioni nuvolose: i cumuli. Questi si presentano con una base piatta e una forma tipicamente ‘a cavolfiore’ e in questa fase non sono ancora in grado di produrre precipitazioni.

Ma se l’energia è sufficiente, il meccanismo di risalita dell’aria continua e si rafforza andando a ingrandire il cumulo, che può raggiungere altezze significative diventando una vera cella temporalesca. In alcuni casi, infatti, l’aria che sale riesce a raggiungere anche la tropopausa (circa 10 000 m). Qui l’inversione termica presente, comportandosi come una barriera invisibile, blocca l’aria e la nube è costretta a distendersi e ad assumere la famosa forma a incudine (anvil, vedi immagine).

In rari casi gli updraft sono talmente vigorosi da riuscire a penetrare, anche se per poco, tale barriera e a dar vita agli ‘overshooting top’ (vedi immagine).

Nel frattempo all’interno della cella l’aria al suo interno, ormai ad alte quote, si raffredda e ricade verso il basso. Quindi contemporaneamente avremo zone di risalita (updraft) e zone in cui l’aria riscende al suolo (downdraft).

 

Schema degli elementi presenti nella cella temporalesca

Schema degli elementi presenti nella cella temporalesca

In questo stadio al suolo si registrano le prime precipitazioni, che tendono a intensificarsi rapidamente. Questo perchè all’interno della nube le goccioline, sotto la spinta delle correnti interne, collidono e si uniscono divenendo sempre più grandi fino a quando precipitano sotto il loro peso. Ma oltre alle goccioline, alle quote più elevate sono presenti anche cristalli di ghiaccio che, una volta divenuti abbastanza grandi, allo stesso modo precipitano per poi fondersi prima di arrivare al suolo.

 

Di Joshjrowe - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29264335

Di Joshjrowe – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29264335

Ma proprio quando la precipitazione è più intensa e i downdrafts più vigorosi, inizia la fase finale della vita del temporale. Infatti, l’aria fredda che scende verso il suolo insieme alla precipitazione, raffredda l’aria alla base della cella e spezza la risalita dell’aria calda che è a tutti gli effetti l’alimentazione del temporale. Da qui a poco, la precipitazione cessa e l’aria più secca che avvolge la nube ne favorisce il dissolvimento.

Articolo di Stefano Della Fera del 12 Marzo 2019 alle ore 09:25

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