Il prossimo 1 Giugno si apre ufficialmente la stagione degli Uragani Atlantici. Il termine Uragano non rappresenta altro che un appellativo per i cicloni tropicali, ovvero basse pressione che si sviluppano a latitudini comprese tra i due Tropici, che possiedono determinate caratteristiche. In particolare, la classificazione richiede che siano superate certe soglie di velocità del vento misurata, raggio del ciclone, etc.. Gli Uragani sono, di fatto, le figure bariche più grandi e maggiormente visibili dallo spazio, ed hanno acquisito una discreta importanza a causa della “pubblicità” fornita dai media. A differenza dei Tornado, che sono fenomeni a piccolissima scala (si parla di decine di km) non predicibili, gli Uragani sono fenomeni con raggi che possono raggiungere anche i 1000 km (è successo nel 1979) ed hanno un discreto grado di predicibilità con le tecnologie del giorno d’oggi.
Pochi giorni fa sono state pubblicate le previsioni stagionali per quest’anno, nelle quali si spiega che la stagione degli uragani vedrà probabilmente un progressivo rallentamento. “Le prime emissioni dei modelli suggeriscono un’altra stagione relativamente lenta”, ha affermato Todd Crawford, meteorologo capo per Weather Services International (WSI). “Tre diverse tecniche statistiche indipendenti suggeriscono che si avranno solo 11 tempeste con nome quest’anno”.
Queste previsioni sono fatte utilizzando modelli a lunga gittata temporale, che analizzano l’andamento della temperatura superficiale nell’Oceano Atlantico e Pacifico, oltre ad altre variabili . In particolare, esiste un fenomeno climatico, detto El Nino, che viene da anni studiato in modo da stabilire la sua connessione con la stagione degli Uragani. Dietro a questo strano nome, dovuto alle sue prime osservazioni sulle coste Sud Americane nel periodo di Natale (El Nino= Il bambino Gesù), si cela un’oscillazione delle temperature superficiali marine.
Con un periodo che va dai 3 ai 7 anni, le acque sulla costa Ovest del Sud-America tendono a riscaldarsi in maniera anomala (colori rosso-gialli in figura), provocando a sua volta un effetto sulla circolazione Atmosferica nei pressi dell’Equatore. Dato che Oceano ed Atmosfera risultano fortemente accoppiati, sopratutto nello sviluppo di fenomeni come Uragani, un cambiamento così pronunciato delle condizioni marine può portare ad effetti a loro volta intensi nella genesi delle tempeste tropicali. A prescindere dalla spiegazione volutamente, ed eccessivamente, semplificata che abbiamo dato in questo articolo, i legami tra El Nino e la stagione degli Uragani non sono ancora stati dimostrati scientificamente. Eppure quest’anno sembra proprio che l’insorgenza di questo fenomeno (l’ultimo Nino intenso risale al 1997-98) abbia influenzato la stagione degli Uragani: forse abbiamo la prova definitiva?
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