Previsione o chiaroveggenza?

Le previsioni meteo a lungo termine, pur essendo notevolmente migliorate negli ultimi anni, rimangono soggette ad ampi errori, specialmente per quanto riguarda fenomeni a piccola scala e forte componente casuale, come i temporali. Occorre quindi una certa prudenza e consapevolezza da parte degli utenti per interpretarle correttamente e senza equivoci.

In tante occasioni, alcuni utenti ci hanno contattati per chiederci come sarebbe stato il meteo in una determinata località nei successivi 7, 15 o 30 giorni. La domanda è ambiziosa e nella maggior parte dei casi è quasi impossibile dare una risposta. Negli ultimi anni si è purtroppo diffusa un’informazione meteo superficiale e talvolta anche capziosa, che punta a catturare l’attenzione degli utenti non esperti tramite “sparate” roboanti e affermazioni dal valore scientifico praticamente nullo. Noi di Meteoindiretta ci impegniamo quotidianamente per contrastare questa tendenza, fornendo informazioni e previsioni il più possibile accurate ma al contempo oneste e scientificamente valide, e facendo del nostro meglio perché i nostri lettori possano distinguerle dall’informazione di cattiva qualità. Oggi tentiamo dunque di rispondere alla domanda seguente: “è possibile prevedere il tempo con una o più settimane di anticipo, e con quanta affidabilità?”.

La risposta dipende naturalmente da molti fattori, il primo e più importante dei quali è cosa si vuole prevedere. Variabili continue e “lisce” – poco soggette a variazioni rapide nello spazio e nel tempo – come temperatura e geopotenziale sono più prevedibili, perlomeno da un punto di vista locale (es. nella vostra città), di variabili discrete quali “piove/non piove” o “nevica/piove”. Pensateci: è raro che le previsioni siano vistosamente inaccurate per quanto riguarda la temperatura, mentre è più comune che sia previsto che piova e poi non piova. Questo si deve anche all’elevata difficoltà del prevedere un fenomeno complesso come la pioggia, che è influenzato da una moltitudine di fattori.

Un altro motivo per cui certi fenomeni – ad esempio i temporali – sono per loro stessa natura imprevedibili è il loro essere circoscritti nello spazio e nel tempo, a differenza di variabili come la temperatura che sono semplici caratteristiche dell’atmosfera. Se in estate le previsioni danno pioggia nella vostra città e poi non cade una goccia, non lamentatevi subito: magari il temporale si è verificato come previsto e con la giusta intensità, ma a 5 o 10 km di distanza. Una previsione del genere è da considerarsi di ottima qualità nonostante la lieve imprecisione spaziale – e con buona pace di coloro che, trovandosi vicino ai confini del temporale, penseranno altrimenti.

L’affidabilità delle previsioni a lungo termine è molto ridotta persino per le variabili a larga scala, come il geopotenziale. Un esempio di mappa di geopotenziale è mostrato nella figura qui sotto: è evidente come il geopotenziale delinei la situazione sinottica (a grande scala), ma nessuna previsione potrebbe basarsi solo su di esso. Il grafico nella figura sottostante mostra invece l’affidabilità delle previsioni di geopotenziale a 3, 5, 7 e 10 giorni per i due emisferi (100% = previsione perfetta, 0% = previsione inutile, equivalente al lancio di una moneta). Risulta evidente il miglioramento costante nel tempo della qualità delle previsioni, ma è altrettanto visibile la netta differenza tra quelle a sette giorni (linee verdi) e quelle a dieci giorni (linee gialle). Ricordando che il geopotenziale non tiene in alcun conto le numerose variabili a piccola scala, è chiaro come si possa avere un’idea abbastanza chiara della circolazione a larga scala con sette giorni di anticipo, ma quest’idea diventa sempre più sfumata successivamente, e le previsioni indistinguibili dal lancio di una moneta.

Mappa di geopotenziale a 500 hPa, previsione a 36 ore del modello BOLAM (ISAC-CNR).

Correlazione dell’anomalia di previsione (una quantità statistica che rappresenta l’affidabilità previsionale) per le previsioni di altezza geopotenziale a 500 hPa a 3, 5, 7 e 10 giorni. Le previsioni in questo caso riguardano ognuno dei due emisferi nel suo complesso. Un valore del 100% indica una previsione perfetta, mentre uno dello 0% corrisponde a una previsione completamente casuale e quindi inutile, equivalente al lancio di un dado. Fonte: ECMWF (centro europeo).

In conclusione, la caoticità intrinseca dell’atmosfera, unita alle imperfezioni dei nostri modelli previsionali, fa sì che i piccoli errori iniziali crescano nel tempo e si propaghino fino a rendere l’affidabilità delle previsioni molto bassa oltre la settimana di orizzonte temporale: qualunque previsione a più di 7 giorni va quindi interpretata soltanto come una tendenza, che ha peraltro forte probabilità di essere errata. I fenomeni a piccola scala come i temporali risultano ancora più imprevedibili, per cui le previsioni cessano di essere affidabili oltre i due o tre giorni. L’approccio più “sano” è quello probabilistico: se per domani si prevedono temporali con probabilità del 70%, è consigliabile prendere l’ombrello, ma se poi non piove non si può dire che le previsioni fossero sbagliate, per via di quel 30%.

Articolo di Enrico Di Muzio del 08 Giugno 2018 alle ore 18:22

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