I ghiacciai stanno scomparendo: corsa contro il tempo per comprenderne l’impatto ambientale

In Alaska e nel Pacifico nordoccidentale si studiano i possibili effetti del totale disgelo sugli ecosistemi.

Come avviene per il resto del mondo, anche i ghiacciai del Nord America si stanno sciogliendo. L’incombente fenomeno dello scioglimento influenza gli interi ecosistemi dipendenti dal ghiaccio e di conseguenza le risorse da cui attingono miliardi di persone. Questi ecosistemi dipendono da un delicato equilibrio che, se interrotto, causa alterazioni nei legami naturali che si sono evoluti con i ghiacciai nell’arco di migliaia di anni o forse più. “Stiamo facendo a pezzi questa cosa, ma non ne capiamo veramente l’impatto”, afferma Jon Riedel, geologo del National Park Service statunitense, che ha istituito programmi di monitoraggio dei ghiacciai a Rainier e in altri parchi.

Il restringimento del ghiacciaio Gulkana, Alaska, nell’arco di quasi 50 anni.

I ricercatori impegnati nello studio delle conseguenze dello scioglimento dei ghiacciai stanno cercando di capire quali saranno i reali effetti del fenomeno monitorando l’attività delle specie che dipendono dai flussi d’acqua nelle zone maggiormente interdette. L’Alaska, con una perdita media annuale di 75 miliardi di tonnellate di ghiaccio, è il luogo ideale per lo studio degli effetti del cambiamento climatico sui ghiacciai. Qui il biologo J Ryan Bellmore con il suo team ha analizzato le relazioni dei pesci d’acqua dolce con il cibo e l’ambiente, confrontando la realtà dei fiumi composti da acqua di disgelo glaciale con flussi provenienti da altre fonti. Lo studio dei sistemi alimentari nei diversi flussi d’acqua indica che le acque alimentate dalla fusione glaciale sono perlopiù abitate da specie che si sono adattate a specifiche condizioni di freddo, dove anche un minimo aumento di temperatura porterebbe a effetti tendenzialmente negativi. Si tratta, secondo Alexander Milner dell’Università di Birmingham, della probabile estinzione di specie di insetti e batteri, mentre sarebbero più complessi gli effetti su specie più grandi quali il salmone e altri pesci.

Nel Pacifico nordoccidentale e in Alaska il salmone è una specie essenziale per economia e cultura locale, come afferma Jonathan Moore della Simon Fraser University di Burnaby. L’alterazione delle temperature dei flussi d’acqua sarebbe motivo di forte rischio per le popolazioni di salmoni, pur trattandosi di una specie dotata di buone capacità di adattamento. Le ipotesi prevedono una ridistribuzione dei salmoni, che potrebbero colonizzare nuove aree e abbandonarne altre. Ma nel complesso, si ritiene che il restringimento dei ghiacciai non possa avere che effetti negativi per il salmone nella maggior parte dei luoghi.

Articolo di Erika del 08 Maggio 2019 alle ore 16:23

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