Gas serra: latte vaccino 3 volte più inquinante di quello vegetale

La produzione di latte vaccino ha un impatto ambientale disastroso. Lo dice uno studio dell’Università di Oxford.

 

milk_industry

 

Per avere un’idea sull’impatto ambientale della produzione di latte vaccino oggi, basta pensare ad un semplice disegno: per ottenere un bicchiere di latte vaccino al giorno per un anno sono necessari 650 metri quadri di terreno, l’equivalente di 2 campi da tennis messi insieme, mentre occorre solo un decimo di questo terreno per produrne uno vegetale. Lo dice uno studio dell’Università di Oxford, recentemente riportato anche dalla BBC. Volendo mettere a confronto le due categorie di prodotto, quella animale e quella vegetale, la prima perde su tutti i fronti, non solo in termini di terreno, ma anche in termini di acqua. La produzione di bevande di origine vegetale (come cocco, soia, mandorla, avena, riso), infatti, richiede un impiego d’acqua nettamente inferiore rispetto a quello animale, per il quale ne occorrono circa 130 litri per un solo bicchiere. Anche considerando l’impatto di bevande che richiedono maggior consumo di acqua, come il latte di mandorla, la scelta preferibile sarebbe comunque quella vegetale, che significherebbe ridurre il consumo annuale di acqua di almeno 20.000 litri. I dati sono mostrati in un grafico realizzato dalla BBC che mette a confronto il latte di origine animale con le bevande vegetali più comuni.

bbc milk

 

 

I dati sono schiaccianti, soprattutto in termini di emissioni di gas serra, principali responsabili del riscaldamento globale. Le emissioni di CO2 che derivano dalla produzione di latte vaccino sono infatti tre volte superiori rispetto all’alternativa vegetale. In tempi come questi, va ricordato che l’industria alimentare è una delle principali cause di inquinamento e di riscaldamento globale, con un pesante contributo di 1/4 delle emissioni di anidride carbonica e gas serra totali. Di queste emissioni, la maggior parte è causata dalla produzione di carne e derivati animali. La sola industria del bestiame, oltre a produrre il 18% di gas inquinanti emessi dalle attività umane, è responsabile quindi di un enorme spreco di risorse idriche (occorrono 15.000 litri d’acqua per produrre un chilo di carne), nonché di spazi altrettanto grandi per le attività, che spesso implicano imponenti deforestazioni.

In definitiva, si può certamente affermare che oggi la scelta eco-sostenibile sia orientata verso prodotti di origine vegetale piuttosto che animale. Il mercato alimentare si sta progressivamente arricchendo di alternative vegetali adatte a quella fascia di consumatori che per motivi etici – ma anche salutari, nel caso di allergie e intolleranze – preferiscono prodotti a minor impatto ambientale.

Articolo di Erika del 21 Gennaio 2019 alle ore 17:15

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