Il sapore del cibo potrebbe cambiare a causa del riscaldamento globale

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In alcune parti del mondo il sapore e la consistenza di alcuni alimenti stanno cambiando insieme all’aumento delle temperature.

Il cambiamento climatico potrebbe avere delle conseguenze sul sapore degli alimenti. A suggerirlo è uno studio su una comunità di Inuit del Canada settentrionale, che afferma di aver notato dei cambiamenti nel gusto e nella consistenza del cibo con l’aumento delle temperature.

L’etnobotanista Alain Cuerrier studia da tempo gli effetti del riscaldamento globale sulle comunità Inuit e riporta le osservazioni di queste in merito al cambiamento del sapore in alcuni alimenti come bacche e altri frutti che si trovano nella tundra. In particolare, l’aumento delle temperature avrebbe reso i frutti più dolci, una conseguenza di una minore produzione di antiossidanti nelle piante. Molti frutti arrivano invece a seccarsi per il troppo caldo – in questa regione la luce del sole è presente anche oltre la mezzanotte – come meccanismo di difesa delle piante per proteggersi dai raggi solari.

Anche la carne, secondo quanto riportato dagli Inuit, sta cambiando sapore e consistenza, specialmente di caribù e foche, di cui si nutrono per sopravvivere. Ma oltre agli effetti sul cibo, gli abitanti della zona più a nord del Canada lamentano temperature sempre più calde. Attraversare la tundra è come “indossare una tenda che trattiene il calore”, ha detto Juussipi Napaaluki nell’incontro con Cuerrier. La prima cosa che ha detto, racconta Cuerrier, è stata “uku”, cioè “ho caldo”.

Il cambiamento negli alimenti non è un fatto che riguarda esclusivamente le zone più remote del mondo. Anche in Giappone è stato rilevato un gusto diverso nelle mele, in Cina e in India il tè sta perdendo il suo sapore tipico. In Italia possiamo identificare il problema nel vino: l’aumento delle temperature sta infatti minacciando uno dei nostri prodotti più caratteristici, con la necessità di ricollocare i vitigni a quote più alte o anticipare le vendemmie.

Gli esperti sono preoccupati anche per altri tipi di vegetazione. Molti fiori ad esempio stanno subendo cambiamenti nella colorazione per proteggersi dai raggi ultravioletti più forti, il che potrebbe influire sull’attività di impollinazione e altri aspetti della biodiversità. Non sempre le piante riescono ad adattarsi e così scompaiono: in 250 anni si sono estinte 571 specie di piante, circa il doppio rispetto a mammiferi, uccelli e anfibi messi insieme.

Il cibo in particolare è vulnerabile a svariati effetti della crisi climatica, come la siccità, la scarsità idrica e gli eventi meteorologici estremi, senza contare i rischi legati alla scomparsa degli insetti impollinatori a causa dell’uso di pesticidi. Si tratta di un altro aspetto del cambiamento climatico che giunge nella nostra quotidianità, evidenziando ancora una volta la necessità di agire a livello globale per il clima e l’ambiente.     

Fonte: Lifegate.

Articolo di Erika del 15 Giugno 2021 alle ore 18:27

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