Le enormi riserve di metano del pianeta rischiano di “rompersi”. Potrebbero salvarci i microbi

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Il riscaldamento globale potrebbe causare un drammatico rilascio di metano dalle riserve sotterranee, che potrebbero contenere fino a 20 volte più carbonio rispetto all’intera biomassa terrestre.

Le enormi riserve di gas serra intrappolate nei fondali sottomarini stanno iniziando a disgregarsi, minacciando un rilascio significativo di metano che avrebbe conseguenze drammatiche. A dirlo è un nuovo studio di un team internazionale riportato su The Guardian, non ancora sottoposto a peer-review, ma che fa luce su uno scenario possibile legato al riscaldamento globale.

Il metano non è comune come l’anidride carbonica, ma contiene anche carbonio ed è un potente gas serra. Si parla spesso di bolle di metano intrappolate nel permafrost artico, dove l’aumento delle temperature sta provocando gli effetti più visibili, ma raramente dei massicci depositi di gas intrappolati nei fondali marini, che potrebbero essere ancora più pericolosi.

Lo scongelamento dei depositi di metano nei fondali marini è un fenomeno previsto e temuto da tempo, ma si pensava che gli effetti sarebbero diventati visibili verso la metà di questo secolo. L’anticipazione di questo possibile disastro suggerisce una risposta alla rottura dell’equilibrio geologico del pianeta legata alla perseveranza nel rilascio di combustibili fossili e nell’indifferenza umana nei confronti dell’ambiente.

Per avere un quadro più chiaro del danno potenziale, basti pensare che queste riserve naturali sotterranee potrebbero contenere fino a 20 volte più carbonio rispetto all’intera biomassa della Terra (piante, animali e microbi). Se i risultati dello studio non sono definitivi, sappiamo con certezza che esiste un potenziale di rilascio di gas serra su scala significativa.

Il metano immagazzinato sotto terra è lì da milioni di anni e il rapido scongelamento di questi depositi fa pensare che gli unici parametri fisici di base per il controllo della formazione e la destabilizzazione di essi siano la temperatura e la pressione. In tal caso, il problema potrebbe essere potenzialmente mitigato attraverso l’intervento umano. Tuttavia, ci sarebbero altri fattori meno prevedibili da tenere in considerazione, come il campo magnetico terrestre.

Stando a recenti scoperte, il campo magnetico fluttuante della Terra è in grado di destabilizzare i depositi di metano. Questo stesso effetto potrebbe, nella peggiore delle ipotesi, condurre all’estinzione di massa – la distruzione globale di idrati di gas potrebbe aver causato il grande evento di estinzione della fine del Permiano, che ha spazzato via il 90% delle specie sulla Terra circa 250 milioni di anni fa.

Ma esiste una possibilità di arginare il fenomeno in natura, legata alla vita microbica. I microbi esistono da oltre 3 miliardi di anni e sono diffusi ovunque sul nostro pianeta, comprese le profondità oceaniche e in luoghi dove i comuni esseri viventi non potrebbero sopravvivere. L’idea che i microbi possano prosperare e interagire con le riserve di idrati sotterranee sarebbe plausibile, forse addirittura sfruttando il metano ad alta energia per riprodursi.

Data la capacità dei batteri marini di produrre proteine semplici o biomolecole sfruttando il metano, i ricercatori ipotizzano che questi possano avere un ruolo nella stabilizzazione delle riserve di gas. In relazione ai cambiamenti nel campo magnetico terrestre, in base alle simulazioni fatte, i microbi potrebbero essersi adattati ed evoluti per controllare i depositi di idrato di metano, pertanto potrebbero rivelarsi i primi responsabili del ripristino di questo complesso equilibrio terrestre e della stabilità climatica stessa.

Articolo di Erika del 17 Novembre 2020 alle ore 12:50

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