Non resta più molto tempo per salvare il clima, ma in Italia non interessa a nessuno

Incheon, Corea, 8 ottobre. Limitare il riscaldamento del pianeta sotto la soglia dei 1.5 gradi richiederebbe un rapido adattamento della società e del nostro stile di vita. Un obiettivo che deve essere perseguito dato che le conseguenze di un riscaldamento oltre 2 gradi potrebbero essere catastrofiche. È questa la principale conclusione dello speciale report confezionato dall’IPCC, l’ente intergovernativo per lo studio dei cambiamenti climatici, pubblicato nella giornata di lunedì 8 ottobre.

Copertina del report speciale dell'IPCC

Copertina del report speciale dell’IPCC

Si tratta di un report la cui stesura era stata richiesta in occasione della precedente conferenza sul clima di Parigi (2015) e che verrà utilizzato come input scientifico per la prossima conferenza che si terrà nel mese di dicembre nella città polacca di Katowice. Qui, i governi revisioneranno gli accordi presi alla conferenza di Parigi per capire se gli obiettivi possono essere mantenuti o no e quali misure verranno adottate.

Il report, comprensivo di oltre 100 autori, 6000 pubblicazioni peer-reviewed ed oltre 42000 commenti di revisione, si aggiunge alla pila ormai satura di avvertimenti lanciati dagli scienziati. Stavolta, tuttavia, il messaggio che traspare è leggermente diverso. Non si tratta, infatti, di infondati allarmismi, come molti politici o persino cittadini spesso sostengono. Secondo il report stiamo infatti già toccando con mano le conseguenze di un mondo più caldo, globalmente, di 1 grado. I ghiacci artici sono in costante diminuzione, il livello del mare è aumentato, sempre globalmente, di oltre 20 cm, ed eccezionali ondate di calore sono all’ordine del giorno.

L’unico modo per limitare il riscaldamento entro 1.5 gradi, uno scenario che permetterebbe di mantenere standard di vita discreti in molte parti del mondo, consiste nell’iniziare immediatamente a limitare le emissioni di gas serra, come anidride carbonica, fino a raggiungere un valore netto nullo intorno al 2050, come mostrato dal grafico sottostante. Questo significa che emissioni saranno permesse, a patto che vengano compensate da meccanismi che permettano di sottrarre l’anidride carbonica in eccesso.

Diversi scenari relativi alla limitazione delle emissioni per contenere il riscaldamento entro 1.5 gradi

Diversi scenari relativi alla limitazione delle emissioni per contenere il riscaldamento entro 1.5 gradi

La buona notizia è che azioni concrete per limitare le emissioni ed il riscaldamento oltre i 1.5 gradi sono già in atto in molte nazioni, ma dovranno essere rapidamente accelerate negli anni a venire nell’interesse del mantenimento di un mondo “vivibile” per tutti. Tendiamo infatti a dimenticare quanto 1.5 gradi, pur apparendo insignificanti, possano significare gravi squilibri a livello globale. Le zone artiche si stanno infatti riscaldando ogni anno ad una velocità estremamente più alta rispetto alle medie latitudini dove viviamo. L’aumento dei mari ha già costretto alcune popolazioni indigene ad abbandonare isole dove avevano vissuto per centinaia di anni. Lo spostamento di queste popolazioni potrebbe creare una crisi migratoria ben più grave di quella che viviamo già ora, rendendo sovraffollati gli unici stati salvi dall’aumento dei mari. Insomma, non è solo un problema “scientifico” ma anche, e soprattutto, un problema politico ed economico. 

Eppure la notizia in Italia è passata praticamente inosservata. Solo alcune testate hanno dedicato un articolo sulla questione mentre le principali prime pagine sono rimaste intrise di giochi politici e gossip. Perché proprio in Italia, un paese dove il dissesto idrogeologico diventerà sicuramente più diffuso in un contesto di riscaldamento globale, facciamo finta di niente?

Una spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che nella nostra quotidianità difficilmente percepiamo l’emergenza in atto. Viviamo in una società dove qualsiasi piccolo cambiamento naturale viene velocemente “compensato” dalla tecnologia. Basti pensare alle migliaia di condizionatori accesi continuamente ogni estate che creano un “universo cittadino parallelo” all’interno del quale ci scordiamo di vivere in città che superano tranquillamente i 40°C. Eppure l’emergenza esiste e va affrontata al più presto. Non è a rischio solo l’ecosistema naturale ma anche l’economia nazionale. Con cosa ci nutriremo quando i campi non saranno più coltivabili anche se il conto in banca sarà pieno?

Articolo di Guido Cioni del 09 Ottobre 2018 alle ore 12:23

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