Il mistero delle aurore su Marte senza campo magnetico globale

Anche Marte ha le sue aurore come la Terra, un fenomeno ricercato dagli osservatori del cielo per i suoi effetti spettacolari, ma anche affascinante dal punto di vista scientifico. Sappiamo che le aurore sul nostro pianeta, boreale e australe, sono la conseguenza dei bagliori atmosferici, che si verificano quando le particelle del vento solare entrano in contatto con la magnetosfera terrestre. Sul pianeta rosso, tuttavia, non c’è un campo magnetico globale come sulla Terra. Quindi, come si formano le aurore osservate su Marte?

I bagliori atmosferici sono fenomeni comuni nel nostro sistema solare: finora sono stati osservati su tutti i pianeti tranne Mercurio, sulle lune di Giove e persino su una cometa. Il fenomeno acquisisce però un aspetto ancora più interessante quando si parla di Marte, noto per la perdita del proprio campo magnetico globale, fattore che svolge un ruolo cruciale nella formazione di aurore.

In realtà, Marte non è totalmente privo di magnetismo. Alcune regioni della crosta presentano dei campi magnetici localizzati, in particolare nell’emisfero australe. Ed è in queste regioni che avvengono le interazioni con il vento solare, producendo le aurore del pianeta rosso.

In uno studio pubblicato su. Journal of Geophysical Research: Space Physics, un team di ricercatori ha esaminato il ruolo fondamentale delle condizioni del vento solare rispetto alle aurore di Marte. Utilizzando i dati della navicella spaziale Mars Atmosphere and Volatile Evolution (MAVEN), che raccoglie immagini ultraviolette del pianeta rosso dal 2014, e del Solar Wind Ion Analyzer, gli scienziati hanno confrontato i dati sulla pressione dinamica del vento solare, la forza e l’angolo del campo magnetico con i dati ultravioletti sulle aurore marziane.

Aurore discrete di Marte (Emirates Mars Mission).

“All’interno della regione del forte campo crostale, il tasso di occorrenza dell’aurora dipende principalmente dall’orientamento del campo magnetico e del vento solare”, spiega il fisico e astronomo Zachary Girazian dell’Università dell’Iowa. In alcuni orientamenti, il vento solare sembra favorire gli eventi di riconnessione magnetica o l’accelerazione delle particelle indispensabile per produrre i bagliori ultravioletti. All’esterno della regione del forte campo crostale, invece, la frequenza di rilevamento delle aurore è legata principalmente alla pressione dinamica del vento solare.

Questi risultati, secondo i ricercatori, rivelano nuove informazioni sulla formazione di aurore e sulle interazioni del vento solare con pianeti il cui campo magnetico globale è decaduto, aiutando a comprendere questi fenomeni su pianeti molto diversi dal nostro. “Il database delle osservazioni dell’aurora discreta che abbiamo da MAVEN è il primo del suo genere”, scrive Girazian, “permettendoci per la prima volta di comprendere le caratteristiche di base dell’aurora”.

Articolo di Erika del 23 Maggio 2022 alle ore 18:15

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