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Le immagini satellitari possono offrire una visuale affascinante e unica del nostro pianeta, rivelandosi sia belle da vedere che utili per molte operazioni. Ma le osservazioni della superficie terrestre sono anche uno strumento ricco di informazioni, oggi fondamentale per monitorare i cambiamenti della Terra e la sua risposta al riscaldamento globale.
I satelliti di osservazione terrestre hanno certamente rivoluzionato il modo in cui monitoriamo questi cambiamenti, offrendoci dati tempestivi sui sistemi ai quali facciamo affidamento per la sopravvivenza. Possiamo misurare i cambiamenti del livello del mare fino ad un millimetro, la temperatura della superficie e degli oceani, le concentrazioni di gas serra in atmosfera, tutto dallo spazio.
Aumento del livello del mare
Secondo gli scienziati, l’innalzamento del livello del mare è uno degli effetti più dannosi del riscaldamento globale. Nello scenario più estremo previsto, un aumento di 2 metri causerebbe l’inondazione di territori costieri che ospitano circa 600 milioni di persone entro il 2100. Tuttavia, la variazione del livello del mare non sarebbe uniforme in tutto il mondo.
In alcune aree del pianeta la velocità di innalzamento del mare può variare fino a 3-4 volte più velocemente, come nel Pacifico sudoccidentale, a est dell’Indonesia e della Nuova Zelanda, dove molte isole e piccoli atolli sono particolarmente vulnerabili al cambiamento. In altre parti dell’oceano, il livello del mare è cambiato leggermente, come nel Pacifico a ovest del Nord America.
Scioglimento del permafrost
Il permafrost è un terreno coperto da ghiaccio perenne che si trova per gran parte dell’Artico. La minaccia legata allo scioglimento di esso, che in questa regione avanza velocemente, riguarda le enormi quantità di carbonio immagazzinato, che una volta liberato in atmosfera diventa un gas serra ancora più potente: il metano.
È vitale che il carbonio rimanga nel terreno, considerando che nel permafrost arriva a circa 1.500 miliardi di tonnellate, il doppio rispetto a tutta l’atmosfera. Ma il cambiamento climatico minaccia di innescare un pericoloso rilascio di questo gas serra, che potrebbe essere inarrestabile.
Calo dell’inquinamento atmosferico durante il lockdown
Durante la prima fase di lockdown nel 2020, i livelli di biossido di azoto (NO2) in atmosfera si sono ridotti drasticamente in diverse aree industrializzate del mondo. Le immagini satellitari mostrano chiaramente le concentrazioni di questo pericoloso inquinante, dai gravi effetti sulla salute, che durante il blocco delle attività e del traffico diminuiscono significativamente, evidenziando il grave impatto delle emissioni provenienti dalle industrie e dallo smog.
Oltre ad avere ripercussioni sulla salute umana, l’ NO2 può aumentare l’acidità delle precipitazioni con effetti dannosi sulle piante e gli ecosistemi. Il calo registrato nel 2020 è stato particolarmente evidente in Europa su grandi centri urbani ed economici come Milano, Parigi e Madrid.
Deforestazione in Amazzonia
Il “polmone verde” del pianeta è ancora oggi gravemente minacciato dalla massiccia e costante deforestazione per fini industriali. La deforestazione in Amazzonia è oggi al centro del dibattito sul cambiamento climatico a causa dell’aumento del disboscamento delle foreste in Brasile e alla mancanza di misure di tutela nei confronti di questa vitale area del pianeta.
Le foreste tropicali sono un fondamentale centro di stoccaggio di CO2, immagazzinando il carbonio nella biomassa legnosa e rilasciando ossigeno. La riduzione incessante della copertura arborea non è compatibile con i ritmi di ripresa degli arbusti, che in queste aree sono unici per la loro capacità di assorbire CO2. Secondo studi recenti, la capacità di assorbimento di carbonio della foresta amazzonica potrebbe raggiungere il punto di non ritorno, iniziando a rilasciare CO2 per la saturazione della biomassa.
24 anni di deforestazione in Brasile – VIDEO
Distacco di grandi iceberg
La calotta glaciale antartica contiene abbastanza acqua da aumentare il livello del mare globale di circa 60 metri. Le piattaforme di ghiaccio galleggianti che circondano il continente fungono da cuscinetto e barriera tra l’oceano più caldo e il ghiaccio interno, ma sono vulnerabili sia al riscaldamento oceanico che a quello atmosferico.
Con il riscaldamento degli oceani, le fratture nelle piattaforme di ghiaccio sono diventate più comuni, causando talvolta il distacco di enormi iceberg e una riduzione della copertura totale di ghiaccio nel continente. Negli ultimi anni, la copertura minima di ghiaccio antartico ha raggiunto livelli record, con picchi di temperature di oltre 20 °C nel 2020.
Fonte: Earthsky.
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