Norvegia: lo scioglimento dei ghiacciai ha rivelato preziosi manufatti di 6.000 anni fa

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La scoperta potrebbe rivelare di più sul cambiamento climatico e sul movimento dei ghiacci in declino.

Nella zona di Langfonne, in Norvegia, lo scioglimento dei ghiacciai ha portato alla luce un vero tesoro di antichi manufatti di caccia. Si tratta di un ritrovamento strabiliante, conseguenza dei drammatici effetti del cambiamento climatico tra le montagne norvegesi, dove un’altra importante area ghiacciata si sta dissolvendo. In totale sono state trovate 68 frecce, insieme a molti altri oggetti di caccia, in quello che era un antico sito di caccia alle renne. Secondo le analisi, gli oggetti trovati risalgono a circa 6.000 anni fa. Includono resti di animali e strumenti utilizzati per radunarli in modo da cacciarli più facilmente.

Con l’aumento delle temperature globali, scoperte come questa stanno diventando sempre più comuni, in particolare sotto le chiazze statiche di ghiaccio. Il ritrovamento a Langfonne, tra le montagne dello Jotunheim, è in realtà il frutto di un’analisi durata alcuni anni. La posizione del sito, che è considerato il più ricco al mondo di manufatti da caccia con ampio margine, è stata rivelata soltanto una volta recuperati tutti gli oggetti.

L’origine dei reperti va dall’età della pietra al periodo medievale, con modelli diversi relativi a periodi di tempo diversi. La maggior parte delle frecce risale al tardo neolitico (2400-1750 a.C.) e alla tarda età del ferro (550-1050 d.C.). Per ricostruire parte della storia in cui era collocato ciascun oggetto, i ricercatori hanno dovuto considerare diversi fattori: il movimento del ghiaccio e dell’acqua di fusione, l’impatto dei venti e l’esposizione, e così via.

Secondo i ricercatori, è probabile che molti artefatti siano già stati spostati dal movimento del ghiaccio e altre condizioni ambientali, mentre altri sarebbero rimasti invariati nella loro posizione. È importante tenere presente che le placche di ghiaccio si trovano in ambienti freddi e ostili, spiega l’archeologo Lars Pilø, coautore della ricerca. “Le forze della natura sono su una scala molto diversa quassù rispetto ai normali siti archeologici in pianura”, afferma. Per questo motivo, scoperte simili consentono di comprendere meglio il modo in cui funziona il clima, oltre al valore archeologico degli oggetti.

L’area ghiacciata di Langfonne oggi è meno di un terzo rispetto all’estensione di 20 anni fa e si è frammentata in 3 sezioni distinte. Secondo le stime, attualmente coprirebbe appena il 10% della copertura di ghiaccio che aveva nella piccola era glaciale (dal XV al XX secolo). “Lo studio fornisce il primo quadro coerente per comprendere come i reperti archeologici del ghiaccio sono influenzati dai processi naturali e, a sua volta, in che modo possiamo interpretare i reperti”, ha detto Pilø. Sarà necessario un enorme lavoro investigativo per capire come le condizioni atmosferiche e la posizione dei reperti indichino il movimento del ghiaccio e altre importanti indizi sul clima che cambia.

Articolo di Erika del 29 Novembre 2020 alle ore 20:26

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