Vita su Marte, le prove biologiche potrebbero essere state distrutte

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La presenza di fluidi acidi potrebbe spiegare la difficoltà nel trovare tracce di vita antica sul pianeta rosso.

Mentre numerose ricerche si affannano per trovare tracce di vita passata sul pianeta rosso, una nuova sfida si presenta ai ricercatori impegnati in questo obiettivo: i fluidi acidi che una volta scorrevano sulla superficie di Marte potrebbero aver distrutto le prove dell’esistenza di forme di vita. A dirlo è un nuovo studio dell’Università di Cornell e del Centro di Astrobiologia spagnolo, i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Scientific Reports.

I ricercatori hanno condotto simulazioni che coinvolgevano argilla e amminoacidi per trarre conclusioni sulla probabile degradazione delle prove biologiche nascoste nelle argille ricche di ferro di Marte. I terreni argillosi sono un obiettivo preferito nella raccolta di campioni sul suolo marziano, poiché l’argilla preserva il materiale organico molecolare al suo interno. Tuttavia, la presenza di acidi sulla superficie marziana in passato potrebbe aver compromesso questa capacità dell’argilla di proteggere le prove di vite precedenti.

“Sappiamo che i fluidi acidi sono fluiti sulla superficie di Marte in passato, alterando le argille e la sua capacità di proteggere le sostanze organiche”, ha affermato Alberto G. Fairén, co-autore dello studio. La struttura interna dell’argilla è composta da diversi strati, dove le prove biologiche – lipidi, acidi nucleici, peptidi e altri biopolimeri – sono ben conservati nel tempo, ha spiegato.

In particolare, i ricercatori hanno analizzato gli effetti delle condizioni superficiali del pianeta su un amminoacido chiamato glicina, che era stato precedentemente esposto a fluidi acidi e rappresenta un perfetto indicatore di cosa sarebbe potuto succedere su Marte. Dopo una lunga esposizione alla radiazione ultravioletta simulata dal team, le molecole di glicina hanno mostrato segni di fotodegradazione.

“Quando le argille sono esposte a fluidi acidi, gli strati collassano e la materia organica non può essere preservata. Vengono distrutti”, ha osservato Fairén. Per questo motivo la ricerca della vita antica su Marte potrebbe essere così complicata: i risultati mostrano che i fluidi acidi potrebbero porre seri limiti alla possibilità di trovare tracce organiche, che sono al centro delle missioni spaziali da molti anni.

Nel frattempo le ricerche continuano e potrebbero fornire nuovi importanti indizi sulla vita passata del pianeta rosso. II prossimo febbraio il rover Perseverance della NASA, lanciato il 30 luglio, atterrerà sul cratere Jezero di Marte e raccoglierà campioni di suolo marziano che invierà sulla Terra entro il 2030. Il rover Rosalind Franklin dell’Agenzia spaziale europea verrà invece lanciato alla fine del 2022, perforando la superficie marziana e analizzando i campioni in loco.

Articolo di Erika del 20 Settembre 2020 alle ore 16:53

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