La stagione degli uragani atlantici sta per diventare “ancora più attiva”

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Secondo il NOAA, quella del 2020 sarà una delle stagioni più intense mai registrate. Si prevedono fino a 25 tempeste nominate, di cui 6 potrebbero diventare grandi uragani.

L’inizio della stagione degli uragani atlantici è stato da record quest’anno, con 9 tempeste verificatesi soltanto prima della fine di luglio. Quella del 2020 si preannunciava infatti una delle stagioni più attive mai registrate, secondo le previsioni del National Oceanographic and Atmospheric Amministration (NOAA), con una probabilità ora confermata dell’85% di attività sopra la media.

Secondo i modelli aggiornati, la stagione potrebbe portare fino a 25 tempeste nominate – il numero più alto mai previsto dal NOAA – con venti di almeno 63 km/h. Di questi eventi, da 9 a 11 potrebbero essere uragani con venti di 119 km/h, mentre fino a 6 potrebbero essere classificabili come grandi uragani, con venti di 179 km/h o più, ha affermato l’esperto del NOAA Gerry Bell.

Rispetto alle previsioni del 21 maggio, i dati sui prossimi uragani atlantici risultano più preoccupanti. Nessuna di queste previsioni però è in grado di determinare quali uragani potrebbero effettivamente atterrare, poiché la traiettoria di una tempesta è modellata da condizioni meteorologiche che non sono prevedibili fino a 5-7 giorni prima, ha spiegato Bell.

Diversi fattori climatici influiscono sulla formazione di molte tempeste, come le condizioni oceaniche che tendono a La Niña piuttosto che a El Niño, che sopprime la formazione di uragani nell’Oceano Atlantico. La temperatura superficiale del mare più calda nel Mar dei Caraibi e nell’Oceano Atlantico tropicale è un altro fattore che entra in gioco nella formazione degli uragani, come anche gli alisei tropicali atlantici più deboli o un potente monsone dell’Africa occidentale.

La combinazione di queste condizioni ha finora alimentato le stagioni degli uragani più attive. A partire dalla metà degli anni ’90, si è osservato un aumento del 70% dell’attività media, con ben 9 stagioni classificate come “estremamente attive”. Nei decenni precedenti, soltanto due stagioni furono sopra la media, ha affermato Bell, mentre nessuna è stata considerata estremamente attiva. Ad oggi, la stagione più attiva è stata quella del 2005, con 28 tempeste nominate. Per il 2020 gli esperti del NOAA non prevedono quel livello di attività, ma sarà comunque una delle stagioni più forti mai registrate.

La tempesta Isaias il 4 agosto si spostava verso nord, lungo la costa orientale degli Stati Uniti.
Immagine: NOAA

Secondo Bell, le condizioni che contribuiscono alla formazione degli uragani atlantici non tenderanno a scomparire presto. “Non stiamo vedendo la fine di questa era”, ha detto Bell. “Ci siamo dentro da 26 anni e non sappiamo quanto durerà”. D’altra parte numerosi studi provano che la potenza delle tempeste è aumentata negli ultimi 3 decenni e il riscaldamento degli oceani è uno dei fattori scatenanti, un dato che suscita timori per le stagioni degli uragani future.

La prima tempesta tropicale nominata della stagione 2020 è stata Arthur, che si è formata il 17 maggio, in anticipo rispetto alla media – la stagione copre di solito il periodo dal 1 giugno al 30 novembre. Al 30 luglio si erano verificate già 9 tempeste nominate, secondo il NOAA, il numero più alto registrato dal 1966. Più recentemente, la tempesta tropicale Isaias ha investito parte dell’America centrale, provocando danni diffusi, per poi precipitare nel North Carolina il 3 agosto come un uragano di categoria 1, con venti fino a 137 km/h. In seguito si è spostata in Canada sotto forma di ciclone post-tropicale, lasciandosi dietro danni ingenti e vittime.

Articolo di Erika del 07 Agosto 2020 alle ore 18:47

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