Le maestose valli di Marte potrebbero non essere state create da fiumi

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Alcune formazioni mostrano una forte somiglianza con i canali subglaciali sulla Terra, come quelli di Devon Island, nell’Artico.

Il paesaggio del Pianeta Rosso potrebbe non essere stato scolpito da corsi d’acqua, secondo un nuovo studio. La ricerca, pubblicata su Nature Geoscience, arriva proprio nel contesto di numerose nuove missioni su Marte alla ricerca di antiche forme di vita e mette in dubbio una teoria dominante, secondo la quale il pianeta un tempo avesse un clima caldo e umido con abbondante acqua allo stato liquido.

Secondo il team di ricercatori canadesi e statunitensi, che hanno analizzato oltre 10.000 vallate del pianeta, il paesaggio marziano potrebbe essere stato modellato da ghiacciai e non da fiumi. L’ipotesi nasce dal confronto con i canali creati dai ghiacciai sulla Terra, che ha rivelato diverse somiglianze, come con i canali subglaciali di Devon Island, nell’Artico canadese.

“Negli ultimi 40 anni, da quando sono state scoperte le valli di Marte, si supponeva che i fiumi un tempo scorressero sul pianeta, erodendo e dando origine a tutte queste valli”, ha dichiarato l’autore principale Anna Grau Galofre. Ma la grande varietà delle formazioni esistenti suggerisce che “erano in gioco molti processi per scolpirle”.

Gli autori dello studio ritengono che alcune valli marziane potrebbero essersi formate circa 3,8 miliardi di anni fa a causa dell’acqua di fusione sotto le calotte glaciali, allineandosi potenzialmente con i modelli climatici nell’ottica di un pianeta molto più freddo in passato. “I risultati mostrano che solo una frazione delle reti a valle corrisponde agli schemi tipici dell’erosione delle acque superficiali, che è in netto contrasto con la visione convenzionale”, sottolinea il coautore Mark Jellinek.

Nella ricerca gli autori affermano poi che le temperature ghiacciate avrebbero sostenuto meglio la vita antica su Marte. “Una lastra di ghiaccio darebbe maggiore protezione e stabilità alle acque sottostanti, oltre a fornire riparo dalle radiazioni solari in assenza di un campo magnetico – qualcosa che Marte aveva una volta, ma che è scomparso miliardi di anni fa”, si legge nella dichiarazione dall’Università della Columbia Britannica.

La scoperta arriva appena dopo il lancio del rover Perseverance su Marte da parte della NASA, alla ricerca di tracce dell’antica vita microbica marziana. Il rover dovrebbe raggiungere Marte il 18 febbraio 2021, secondo i piani, dove potrà raccogliere campioni di roccia che potrebbero fornire informazioni su una possibile vita passata sul Pianeta Rosso.

Articolo di Erika del 05 Agosto 2020 alle ore 11:57

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