Ridurre le emissioni aiuterebbe a prevenire il secondo picco di coronavirus

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L’inquinamento atmosferico può aumentare il tasso di mortalità da Covid-19 fino all’8%.

Esistono numerosi studi provenienti da tutto il mondo che evidenziano la correlazione tra nuovo coronavirus e inquinamento atmosferico, in particolare riguardo la letalità del virus. L’esposizione prolungata ad una bassa qualità dell’aria è notoriamente legata all’insorgenza di alcune malattie, tra cui patologie cardiovascolari e respiratorie, e fornirebbe dunque le condizioni ideali per la propagazione del contagio e per una maggiore mortalità. Secondo gli scienziati, era fondamentale adottare delle misure per garantire che la riduzione delle emissioni registrata durante il lockdown rimanesse tale, evitando la spinta generata dalla ripresa economica in molti Paesi.

Il nuovo rapporto internazionale propone una serie di azioni finalizzate a ridurre le probabilità di un nuovo picco dei contagi, sulla base di dati scientifici e di autorità locali, dalla prosecuzione dello smart working, all’aumento delle piste ciclabili e dei servizi di trasporto pubblico per ridurne il sovraffollamento, fino alla progressiva eliminazione dei combustibili a legna e carbone nelle abitazioni. Il parlamentare britannico Geraint Davies ha dichiarato che abbiamo la necessità di una risposta positiva in merito alla qualità dell’aria per evitare un nuovo picco di Covid-19, favorito da fattori quali l’affollamento dei mezzi pubblici e dei luoghi di lavoro. “Le proposte forniranno aria più pulita negli anni a venire per contribuire a garantire una migliore salute pubblica e una maggiore resilienza contro le future pandemie”, ha affermato Davies, aggiungendo che le misure per ridurre l’inquinamento e il rischio di infezione vanno di pari passo.

Una ricerca condotta dal professor Jonathan Grigg della Queen Mary University di Londra mostra che l’esposizione a breve termine delle cellule delle vie aeree alle particelle di inquinamento da smog aumenta in modo significativo il numero dei recettori ACE2 che il coronavirus dirotta per entrare nell’organismo umano. “È sempre più plausibile che l’inquinamento atmosferico aumenti la vulnerabilità all’infezione da Covid-19. Prevenire il ritorno del traffico più inquinante sulle nostre strade dovrebbe pertanto far parte della politica di Covid-19”, ha affermato Grigg.

Anche i ricercatori dell’Università di Harvard hanno evidenziato nelle loro ricerche quanto affermato da altri esperti, sottolineando che l’inquinamento atmosferico e il Covid-19 sono ancora più letali se associati. “Queste informazioni possono aiutarci a prepararci incoraggiando le popolazioni in aree con un maggiore inquinamento atmosferico a prendere ulteriori precauzioni e allocare risorse extra”, ha dichiarato Rachel Nethery di Harvard. Analizzando l’impatto delle particelle sottili e di altri fattori influenti, il team ha stimato un aumento del tasso di mortalità dell’8%, confermato da diversi approcci statistici. Risultati simili sono stati trovati per il biossido di azoto, inquinante principale prodotto dai veicoli. I cambiamenti nel tasso di emissioni osservato durante il lockdown sono stati drastici, sottolinea il professor Alastair Lewis dell’Università di York, e per questo indicatori dei possibili miglioramenti per il futuro.