La crisi industriale ed economica prodotta dalla diffusione del Covid-19 ha prodotto effetti evidenti sulla concentrazione di inquinanti atmosferici nelle regioni più colpite. A partire dal mese di gennaio, i dati forniti dal sensore a bordo del satellite Copernicus Sentinel-5 hanno descritto la rapida diminuzione della concentrazione del biossido di azoto (NO2) in Cina. Lo stesso sta accadendo in Italia e più in generale in Europa.
Il biossido di azoto è un noto inquinante atmosferico prodotto principalmente da processi di combustione. Il traffico veicolare e le emissioni industriali rappresentano le principali sorgenti di questo gas. Dannoso per le vie respiratorie, il biossido di azoto è anche in grado di produrre una serie di altri inquinanti come l’acido nitrico (HNO3) e l’ozono (O3).
Ad esempio, l’ozono troposferico è estremamente tossico per gli esseri umani, gli animali e gli ecosistemi ed è il risultato di reazioni fotochimiche prodotte proprio dagli ossidi di azoto, tra cui l’NO2 .
Se tra gennaio e febbraio le emissioni di NO2 in Cina hanno raggiunto valori minimi (vedi le prima due figure), ora per la prima volta si registra un nuovo incremento dell’inquinamento atmosferico (ultima figura) . Qui, dopo l’apertura delle scuole e di molti spazi pubblici, anche l’attività industriale sta gradualmente ritornando ai livelli precedenti alla diffusione del virus.
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