In Cina crollano le emissioni di gas serra grazie all’epidemia di Coronavirus

Mentre il prezzo economico dell’epidemia continua a crescere, le emissioni inquinanti del paese sono diminuite di circa 100 milioni di tonnellate metriche.

Ogni anno le emissioni di anidride carbonica in Cina subiscono un calo durante il periodo del capodanno lunare, che quest’anno è stato il 25 gennaio. Solitamente, passata la settimana di festa nazionale, le fabbriche e le attività tornano in vita e il livello di emissioni torna a salire inesorabilmente. Ma secondo i dati del Center for Research on Energy and Clean Air delle ultime 3 settimane, il consumo di carbone nel paese con il tasso di emissioni nocive più alto al mondo deve ancora rientrare nei suoi standard, determinando un drastico calo di gas serra in atmosfera a livello globale.

L’epidemia di Coronavirus, che nel mondo ha colpito almeno 77.000 persone, ha significato enormi perdite in borsa – circa 1.000 miliardi di dollari – e indotto soprattutto le zone di focolaio ad adottare misure di sicurezza per contenere l’emergenza, chiudendo fabbriche e attività pubbliche, limitando i trasporti e i voli aerei, obbligando le persone a restare a casa. Oltre a rendere le strade cinesi deserte, la disgrazia sta portando i suoi effetti positivi, con un declino di circa 100 milioni di tonnellate metriche di Co2, l’equivalente della quantità emessa mediamente dallo stato di New York in un anno intero.

Il consumo di carbone prima e dopo il Capodanno cinese nel periodo 2014-2019 paragonato a quello del 2020. Fonte: New York Times.

I dati fanno capire quanto è grande l’impatto ambientale di una realtà industriale come la Cina e, in generale, di quanto l’economia moderna sia ancora legata ai combustibili fossili. La quasi assenza di traffico e lo stop dell’attività industriale, anche se in un lasso di tempo relativamente breve, stanno facendo precipitare l’inquinamento atmosferico. L’attività dei settori industriali chiave è diminuita fino al 40% in queste tre settimane rispetto all’anno scorso, fa sapere l’analisi di Lauri Myllyvirta su Carbon Brief. Non si può fare a meno di pensare cosa significherebbe per l’ambiente un cambio anche parziale dell’economia globale basata sul carbone.

Purtroppo, quasi certamente le emissioni della Cina rimbalzeranno rapidamente una volta contenuta l’epidemia. Il beneficio tratto dal fermo delle industrie potrebbe anzi essere rimpiazzato da un incremento della produzione per compensare le perdite in termini economici, un processo che il consulente politico di Greenpeace Asia Li Shuo chiama “inquinamento da ritorsione”. Con gli ambiziosi obiettivi economici prefissati dal governo cinese quest’anno, avverte Li, il paese potrebbe ricorrere a misure che incentivano l’industria inquinante per recuperare il tempo perduto, a scapito dei propri sforzi per rendere l’economia più sostenibile.

Attualmente, il controllo dell’epidemia e il mantenimento della crescita economica sono di massima priorità per la Cina, spiega Li. “Come abbiamo visto in passato, ogni volta che la crescita economica deve essere prioritaria, l’agenda ambientale passa in secondo piano”.

Articolo di Erika del 27 Febbraio 2020 alle ore 19:29

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