Analisi strato-tropo inverno 2019-20 e tendenza prosieguo di Dicembre su scala europea (1°parte)

Analisi teleconnettiva generale sull’Inverno 2019-20 e tendenza sul prosieguo di dicembre su scala europea…

L’inverno meteorologico 2019-20 è cominciato. Proviamo ad inquadrarlo, in via generale, sotto un punto di vista teleconnettivo strato-tropo in questo primo articolo, mentre nel secondo articolo che seguirà immediatamente questo, verrà tracciata una linea di tendenza sul prosieguo del mese di dicembre su scala europea.

N.B. – Le informazioni che scaturiranno da quest’analisi NON devono essere carpite come una PREVISIONE per l’Italia o peggio ancora per una parte dell’Italia, ma solo come un modo per poter tentare di esplicare SU SCALA EUROPEA, le possibili configurazioni bariche che potrebbero presentarsi mediamente con più frequenza, durante la stagione invernale e poi un po’ più nel dettaglio per il prosieguo del mese di dicembre, frutto di analisi teleconnettive e modellistiche strato-tropo.

L’inverno 2019-20 presenta e presenterà le seguenti principali teleconnessioni strato-tropo:

  • QBO+, tendente a QBO- nella seconda parte dell’inverno: la Quasi Biennal Oscillation (QBO), dopo esser passata su valori positivi da dicembre 2018 e aver mostrato i suoi massimi in primavera e in estate, sta iniziando un nuovo calo proprio negli ultimi mesi (da settembre), segnale che potrebbe essere premonitore all’inizio di una nuova inversione di fase su valori negativi nei prossimi mesi. Ecco il relativo grafico elaborato:
Andamento della QBO negli ultimi 13 mesi

Ricordiamo che la QBO indica un oscillazione dei venti zonali nella stratosfera tropicale, cioè quei venti diretti lungo i paralleli. Ciò si concretizza con un’inversione di segno dell’indice da positivo a negativo (o viceversa) quasi ogni 2 anni.

Quando la QBO è in chiara fase positiva, ossia nella fase di propagazione dei venti occidentali sarà più facile osservare, mediamente, l’approfondimento e il raffreddamento del Vortice Polare Stratosferico con il North Anular Mode (NAM) con maggiori possibilità di raggiungimento della soglia di +1.5 (Stratcooling) con possibili ripercussioni anche sul Vortice Polare Troposferico che potrà risultare anch’esso mediamente più compatto. Logicamente, tutto questo, può portare ad un rafforzamento della corrente a getto con una circolazione mediamente più zonale e spesso anche anticiclonica su latitudini mediterranee con azioni meridiane fredde di origine artica e antizonali mediamente più limitate.

Quando la QBO è in fase negativa, ossia nella fase di propagazione dei venti orientali, la Stratosfera può registrare con maggiore frequenza temperature più elevate (più probabili Stratwarming) con flussi di calore in salita fautrici di un Vortice Polare Stratosferico molto più disturbato e debole, propenso a scendere verso le medie e basse latitudini, con possibili riflessi e coupling anche in Troposfera. La corrente a getto, con le velocità dei venti zonali ad essa associata, tende maggiormente a rallentare, favorendo mediamente con più frequenza, risalite anticicloniche azzorriane in Atlantico ed Europa occidentale. La QBO- dunque, in siffatto inquadramento circolatorio, può favorire maggiormente le irruzioni artiche meridiane e l’antizonalità, nonché l’andamento retrogrado di masse d’aria fredde continentali verso l’Europa e il Mediterraneo.

Snowcover: Fino ad adesso l’estensione dello snowcover, in Eurasia, sta seguendo lo stesso andamento della stagione autunnale 2018, ovvero un estensione “media” rispetto agli ultimi 15 anni, che quindi non evidenzia né gradi di avanzamenti troppo vasti e né gradi di avanzamenti troppo ristretti, come possiamo notare dal seguente grafico:

Andamento di estensione dello snowcover sull’Eurasia negli ultimi 15 anni. Fonte: NOAA

Ma perchè bisogna tener conto anche del grado di estensione dello snowcover? Cosa può comportare con i suoi diversi gradi di estensione?

Va ricordato che non è tanto lo spessore della copertura nevosa in Eurasia ad essere importante quanto il grado di avanzamento della copertura nevosa stessa al di sotto del 60° parallelo. In pratica, attraverso un trasferimento di energia dal basso verso l’alto, maggiore è il grado di avanzamento dello snowcover e più probabile sarà avere un Vortice Polare mediamente più disturbato e debole nella stagione invernale, con maggiori possibilità di discese fredde verso le medie latitudini e conseguenziale influenza sul segno dell’Arctic Oscillation (AO) verso valori mediamente più negativi. Tutto questo avviene perché, in siffatte condizioni, potrebbe venire a formarsi con più facilità l’Anticiclone Russo-Siberiano, zona di alta pressione che si “autoalimenta” in maniera direttamente proporzionale proprio dal freddo e dalla quantità di neve al suolo. La copertura nevosa, che si espande in zona siberiana, nonché il grado di avanzamento della stessa al di sotto del 60° parallelo, può rafforzare l’Anticiclone russo provocando la formazione di onde risonanti che potrebbero andare a comportare un riscaldamento sulla stratosfera polare. Inoltre tutto ciò agisce da “forzante” nei confronti del Vortice Polare, facendolo più spesso redistribuire con le sue maggiori vorticità e bassi geopotenziali sull’Eurasia. Dunque da questa breve spiegazione abbiamo ben compreso, anche didatticamente, l’importanza che può avere lo snowcover sulle sorti delle stagioni invernali, segnatamente in caso di gradi di estensioni notevoli durante l’autunno e la prima parte invernale.

ENSO : inverno che si preannuncia con nessun fenomeno rilevante di El Nino e di La Nina. Tuttavia le SSTA a largo del Pacifico mostrano valori intorno a +0.5 da circa 2 mesi, volendoci soffermare soprattutto alla regione Nino 3.4, ovvero quella maggiormente esplicativa in termine di risposta meteo-climatica per l’area mediterranea. Anche le proiezioni per i prossimi mesi delle SST Anomalies nella “regione Nino 3.4” mettono in evidenza neutralità con valori leggermente positivi e mediamente non oltre i +0.5. Ricordiamo che per avere un episodio di El Nino o di La Nina le SSTA devono superare i +0.5 (El Nino) o essere inferiori a -0.5 (La Nina) per un periodo maggiore di 4 mesi. Un anomalo riscaldamento delle acque superficiali del Pacifico (El Nino) o un anomalo raffreddamento delle stesse (La Nina) dipende dall’intensità dei venti Alisei. Quando si registra una diminuzione marcata di intensità di tali venti allora diventa molto più probabile avere SSTA positive e oltre i +0.5 che, se costanti nei mesi, possono andare a causare un fenomeno di El Nino. Quando invece gli Alisei risultano intensi diventa probabile avere SSTA negative e inferiori a -0.5 a causa del trasporto e stazionamento, sul Pacifico orientale, di parecchia acqua fredda che riesce a prevalere su quella molto più calda trasportata dalla Kelvin Wave.

Andamento delle SST anomalies nelle regioni Nino. Fonte: NOAA
Andamento del Multivariate Enso Index (MEI). Fonte: NOAA
Andamento e tendenza prossimi mesi delle SST anomalies nella regione Nino 3.4. Fonte: NOAA

I riflessi in Europa, di un ENSO essenzialmente neutro su valori leggermente positivi, potrebbero consistere in configurazioni bariche maggiormente contraddistinte da figure anticicloniche in Atlantico e tra Groenlandia ed Islanda, con conseguenziali ondulazioni più pronunciate e frequenti delle correnti nord-atlantiche ed artiche verso le medie-basse latitudini. Condizioni ENSO, quindi, favorevoli a un inverno dinamico, con spiccata attitudine a essere mediamente più perturbato, con precipitazioni anche al di sopra della norma e a tratti anche freddo.

Nel prossimo articolo scenderemo maggiormente nel dettaglio analizzando l’andamento strato-tropo sul prosieguo di questo mese di Dicembre con conseguenziale linea di tendenza su scala europea. Restate connessi su Meteo in Diretta.

Articolo di Alberto Fucci del 04 Dicembre 2019 alle ore 11:57

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