Cella delle latitudini medie e polari : influenze meteo-climatiche

Alla scoperta della Circolazione Generale dell’Atmosfera relativa alle altre 2 celle dell’Emisfero Boreale : Cella di Ferrel o delle Medie Latitudini e la Cella Polare. Come influenzano le condizioni meteorologiche? Cos’è il Vortice Polare?

Negli ultimi 2 appuntamenti del percorso didattico, relativi alla Circolazione Generale dell’Atmosfera, ci siamo lasciati completando la circolazione generale relativa alla Cella di Hadley (0-30°N), scoprendo quindi l’origine della fascia delle Alte Pressioni Sub-Tropicali, nonché dell’Anticiclone delle Azzorre. Abbiamo anche chiarito che al di sotto di questa fascia di alte pressioni, in prossimità dell’Equatore, abbiamo, invece, un’area di bassa pressione semipermanente, detta Linea di Convergenza Intertropicale (ITCZ), data appunto dallo “scontro”, ovvero dalla convergenza dei venti Alisei da sud-est in risalita dall’Emisfero Australe con i venti Alisei da nord-est in discesa dall’Emisfero Boreale e abbiamo visto le conseguenze meteo-climatiche che apporta l’ITCZ sia per quanto riguarda la piovosità delle zone equatoriali e sia per quanto riguarda  anche la nostra Penisola, soprattutto nella stagione estiva.

Si ripropone ora l’immagine relativa alla Circolazione Generale dell’Atmosfera, per focalizzarci sulle altre 2 rimanenti celle dell’emisfero boreale (Cella Medie Latitudini e Cella Polare) :

Prestiamo la nostra attenzione alla circolazione relativa alla Cella delle Medie Latitudini e alla Cella Polare con le corrispondenti figure bariche scritte a sinistra

Prestiamo la nostra attenzione alla circolazione relativa alla Cella delle Medie Latitudini e alla Cella Polare con le corrispondenti figure bariche scritte a sinistra

Come notiamo dall’immagine, tra i 30°N e i 60°N, abbiamo la Cella delle Medie Latitudini o Cella di Ferrel dominata da correnti occidentali (westerlies). Ce ne accorgiamo dalle frecce bianche che si dispongono chiaramente da ovest verso est al di sopra dei 30° N di latitudine. Procedendo verso nord, notiamo però che l’andamento delle correnti medie, si fa ascendente  intorno ai 50°N, ovvero abbiamo correnti dirette verso nord (frecce bianche nell’immagine). Per quanto riguarda la Cella Polare, invece, notiamo che Il Polo Nord è sede di Alta Pressione Termica (Polare) e prendendo in esame sempre l’emisfero boreale notiamo che in corrispondenza della Cella Polare l’andamento medio delle correnti è invece discendente. A causa dell’aria molto fredda in virtù della minore insolazione, il flusso al suolo è diretto, difatti verso sud-ovest (frecce bianche discendenti nell’immagine). Intorno al 60°N di latitudine abbiamo, quindi, un nuovo “scontro”ovvero una  nuova convergenza di correnti (linea gialla nell’immagine) : ascendenti nella parte alta della cella delle Medie Latitudini e discendenti per quanto riguarda la Cella Polare. Tale convergenza produce un’area di basse pressioni semipermanenti al di sopra dei 60°N identificabili essenzialmente nel Ciclone di Islanda e nel Ciclone delle Aleutine.

Abbiamo detto che il Polo Nord è sede di Alta Pressione Termica (Alta Polare). Come è possibile? Proprio al Polo Nord? Quindi è presente sempre bel tempo al Polo Nord?

Assolutamente no, ovviamente!  Abbiamo detto che il Polo Nord è sede di Alta Pressione Termica. Bisogna fare una differenza tra anticicloni dinamici e anticicloni termici.

Differenze tra anticicloni dinamici e termici. La piùveloce diminuzione di pressione negli anticicloni termici, data la presenza di aria molto fredda, va a creare strutture depressionarie e cicloniche dai 3000 mt

Differenze tra anticicloni dinamici (a sinistra) e termici (a destra). La più veloce diminuzione di pressione negli anticicloni termici, data la presenza di aria molto fredda, va a creare strutture depressionarie e cicloniche dai 3000-4000 mt di altezza.

Gli anticicloni dinamici sono quelli che si originano dalla Circolazione Generale dell’Atmosfera per quanto riguarda la Cella di Hadley, ovvero quegli anticicloni che abbiamo incontrato sino ad ora nel percorso didattico (Anticiclone delle Azzorre, Anticiclone sub-tropicale africano). Sono a “cuore caldo” in quanto l’aria essendo pesante, si comprime, si riscalda e diventa più secca (fenomeno detto subsidenza atmosferica), dissolvendo spesso le nubi. Gli anticicloni dinamici occupano l’intera troposfera, mantenendo le loro caratteristiche di stabilità, in quanto avviene una più lenta diminuzione della pressione con l’altezza nelle aree dove l’aria è più calda. Questo comporta un rinforzo di tali strutture anticicloniche man mano che si sale di quota. Facile intuire quindi che apporteranno condizioni di bel tempo a tutte le quote .

Gli anticicloni termici, invece, sono a “cuore freddo” e sono presenti ai Poli e d’inverno in Siberia e Groenlandia (Anticiclone russo siberiano e Anticiclone groenlandese). Essi si formano in zone molto fredde, quindi si generano in presenza di un raffreddamento degli strati di aria prossimi al suolo, per questo vengono denominati “termici”. L’aria della parte centrale di tali anticicloni è più fredda rispetto a quella delle zone circostanti e la più rapida diminuzione della pressione, in presenza di aria fredda, provoca al crescere della quota, un progressivo indebolimento dell’alta pressione rispetto alle zone circostanti. La circolazione anticiclonica si attenua con la quota fino a diventare ciclonica! Ad un altitudine di 4000 metri circa, quindi, gli anticicloni termici sono sostituiti da cicloni o depressioni. Facile intuire che gli Anticicloni Termici sono apportatori di tempo instabile e perturbato con precipitazioni tutt’altro che scarse.

Il tipico esempio di anticiclone termico a cuore freddo è quello che staziona appunto al Polo Nord e che a 3000-4000 mt di altitudine viene sostituito da un profondo vortice di bassa pressione semipermanente : Il Vortice Polare che condiziona fortemente il tempo per una buonissima parte dell’emisfero boreale. Esso è caratterizzato da una ampia ruota di venti in quota che gira in senso antiorario nell’emisfero Nord, ed ha il suo baricentro sul Polo. Per questo motivo assume la denominazione di Vortice Polare. Nel semestre freddo, il Vortice Polare tende ad allungarsi maggiormente verso sud andando ad alimentare i due centri distinti di basse pressioni che abbiamo visto poco prima, i quali vengono considerati come i rami discendenti del Vortice Polare : Il Ciclone di Islanda (fondamentale per le sorti meteorologiche del Mediterraneo) e il Ciclone delle Aleutine. Maggiore è la velocità di rotazione e più intenso è il Vortice Polare (in termini di valori di bassa pressione e quindi velocità e intensità dei venti in quota), ma al contempo risulterà minore la probabilità di irruzioni di aria polare verso le medie latitudini e quindi anche verso l’Italia. Viceversa se abbiamo un Vortice Polare meno intenso risulterà maggiore la probabilità di allungarsi verso le medie latitudini apportando condizioni perturbate e fredde.

Nel prossimo articolo andremo a chiudere la Circolazione Generale dell’Atmosfera, iniziando a toccare con mano, su cartine modellistiche, i diversi posizionamenti di tutte le figure di alta e bassa pressione incontrate e la loro influenza anche per la nostra Penisola, ovvero andremo a vedere, ad esempio, la differenza tra un Vortice Polare forte e un Vortice Polare debole, i diversi posizionamenti dell’Alta Pressione delle Azzorre cosa comportano, le conseguenze di un ITCZ molto settentrionale nella stagione estiva e molte altre curiosità… Restate sintonizzati su www.meteoindiretta.it

 

 

Articolo di Alberto Fucci del 21 Novembre 2017 alle ore 17:58

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