Il fenomeno delle previsioni stagionali “è nato” in seguito alla bollente e disastrosa estate del 2003, quando reiterate e violente ondate di calore, dettate dalla permanenza in pianta stabile dell’anticiclone subtropicale per quasi 3 mesi, colpirono in maniera diretta gran parte delle nazioni dell’Europa, con particolare riferimento all’Europa centrale. La bolla di calore che si sviluppo durante il trimestre giugno-luglio-agosto sulle nazioni europee, portò alla perdita di numerosissime vite umane.
Dall’anno successivo, per cercare di prevedere con largo anticipo quali fossero stati gli effetti di una nuova estate bollente, la comunità scientifica, inizio a fare i primi tentativi di previsioni stagionali, per cercare quanto meno di allertare per tempo intere popolazioni sulle vicende meteorologiche future. Ed ecco che in due dei più importanti laboratori predisposti allo studio del clima e della meteorologia ovvero l’International Research Institute for Climate Prediction (IRI) della Columbia University (USA) ed il centro Europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) di Reading, nacquero le prime previsioni stagionali. I sistemi utilizzati da questi due centri, anche essendo molto diversi tra loro, utilizzano una linea guida in comune: per elaborare una media climatica caratterizzante una certa regione del globo, vengono utilizzate serie storiche di dati che vanno dai 15 ai 30 anni, periodo di tempo abbastanza lungo per riuscire a caratterizzare la media climatologica.
Esistono fondamentali differenze tra le previsioni meteo a breve e medio termine e le previsioni stagionali: mentre nelle prime si prevede il “tempo meteorologico”, nel secondo caso, si va a prevedere il clima di una certa regione, come risulta dalla media dei fenomeni meteorologici in quella particolare regione. Per questo motivo, i metodi utilizzati per l’elaborazione dei due diversi tipi di previsione sono totalmente diversi:
Differenti sono anche i termini in cui viene formulata la previsione:
L’affidabilità delle previsioni stagionali è un terno al lotto: essa può essere più o meno valida a seconda della regione geografica che si considera. Da questo punto di vista per esempio, dovrebbe essere più facile prevedere fenomeni che interessano vaste regioni dell’oceano Pacifico, come per esempio El Nino. Il dato più positivo relativo alle previsioni stagionali è che il sistema per effettuarle è migliore rispetto a quello con cui viene effettuata una previsione puramente statistica, basata cioè sulle osservazioni degli anni precedenti. In conclusione, se si pensa ai grandi vantaggi economici che offrirebbe una previsione stagionale affidabile, vale la pena di continuare a lavorare su questo tema.
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